Nell’Italia meridionale dell’inizio del XIV secolo il protagonista del racconto, Battista, pastore proprietario di un vasto gregge di pecore pregiate, accompagnato dal suo cane Zaro, percorre i tratturi appenninici tra le mille avventure quotidiane, alcune drammatiche, altre non prive di risvolti comici.
Le vicende dei protagonisti, tessute tra realtà storica e finzione, sono scandite dal continuo viaggio in transumanza, una dimensione esistenziale che funge da metafora per il passaggio terreno della vita stessa.
Il rapporto tra l’animale e l’uomo, tra la cieca obbedienza e dedizione al suo padrone e la personalità bizzarra di Battista, invita a riflettere sulla responsabilità dell’uomo e sul suo ruolo nello scenario della vita naturale.
Quarta di copertina
C’erano i pastori, e c’erano i loro cani. Quel rapporto di simbiosi era la condizione stessa per l’esistenza di quel mondo, ne era stato il presupposto indispensabile; l’uomo e il cane si erano uniti in quel sodalizio nella notte dei tempi e solo grazie ad esso si era sviluppato l’allevamento ovino, che per le popolazioni di quei luoghi aveva rappresentato, per secoli, l’unico sostegno contro fame e povertà.
Biografia dell'autore
Nato a Pavia nel 1961, Paolo Tamborrino vive a Milano. Laureato in Medicina Veterinaria, funzionario pubblico nel Sistema Sanitario Nazionale nell’ambito della sicurezza alimentare, è appassionato da sempre di cinofilia, zoologia e storia naturale.
