Nellaluceimprovvisaèil versodiuna delle poesie raccolte in questo libro, scritteda Cesare PaveseaBrancaleone, il paese in cuidal4agosto1935 al 15 marzo 1936 il regime fascista lo inviò a scontare la condanna al confino. Qui trovò ancora vive le radici dell’antica cultura greca, da lui tanto amata, e scoprì il chiarore abbagliante della Calabria jonica, col sole che emerge dal mare. Una luce insieme spietata e tenera, capace di penetrare e trasformare ogni cosa: la sofferenza e l’amore, la vita e la morte. Quella morte che Pavese si diede a Torino, quattordici anni dopo, con sedici bustine di sonnifero. Sedici, come le sue liriche “calabresi”, che considerava «le più belle del mazzo».
Quarta di copertina
«La gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca. Persino le donne che, a vedermi disteso in un campo come morto, dicono “Este u’ confinatu”, lo fanno con una tale cadenza ellenica che io mi immagino di essere Ibico. Sarebbe di una grande poesia mostrare il dio incarnato in questo luogo, con tutte le allusioni d’immagini che simile tratto consentirebbe. Le case abbagliate traspaiono nel vapore azzurrino e il silenzio remoto che stringeva il respiro al passante è fiorito nella luce improvvisa.
Quando un uomo scrive le più belle poesie del secolo, il calvario ha da essere più lungo».
Biografia dell'autore
Enzo Romeo (Siderno, 1959) è giornalista e saggista. A lungo caporedattore e vaticanista della Rai, è stato tra i primi ad approfondire l’esperienza del confino in Calabria di Cesare Pavese con il volume La solitudine feconda (Progetto 2000, Cosenza 1986). Per Àncora ha pubblicato, tra gli altri, vari titoli su Saint-Exupéry e la genesi interiore del Piccolo Principe.
