Il tema centrale attorno al quale ruota e si dipana quest'ultima raccolta di Fabrizio Da Trieste è il tempo: un tempo che fluttua tra la dimensione di un passato che vive della densità solagna del ricordo e quella di un futuro non perscrutabile e incerto, come il passare delle nuvole in cielo. I toni e gli accenti cambiano, anche a seconda della lingua: l'intimità un po' decadente del veneto, la splendente, spagnoleggiante sonorità del logudorese, l'essenzialità ammiccante del noneso, dialetto che riflette la serenità di chi, pur poco, ma possiede. «Ischire limbazos est sabidurìa» recita un antico detto sardo: «Sapere molte lingue è gran saviezza».
Biografia dell'autore
Fabrizio Da Trieste
Fabrizio Da Trieste nasce a Grado. È stato funzionario del Museo Tridentino di Scienze Naturali (di cui è conservatore onorario) con l’incarico di curatore dell’Orto Botanico alle Viotte di Monte Bondone, docente all’Università della Terza Età, presidente turnario dell’Associazione Internazionale Giardini Botanici Alpini, delegato nel Gruppo Micologico G. Bresadola. Ha collaborato con il quotidiano «L’Adige» e con la sede RAI di Trento, è stato delegato regionale dell’Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali. Già componente di giurie in concorsi di poesia sia a carattere interregionale che nazionale e responsabile del settore poesia del Club Armonia di Trento. Fa parte del Comitato di redazione di «Strenna Trentina». Alcuni suoi testi sono stati musicati per coro alpino.