Già il titolo di questa nuova raccolta Come un velo di neve, soffice e leggero, introduce ad una poesia di grande delicatezza e di sovrana padronanza del linguaggio. Non è da oggi che Stefano Caldirola ci ha abituati a questa fedele sincerità del “verbo”, della parola cioè che oscilla da una parte verso il reale, minuto e circoscritto e facilmente riconoscibile, dall’altra parte verso un orizzonte lontano e vasto, in una gioiosa tensione che ne dilata l’eco. Non la fine della parola dunque, non il ripiegamento su sé stesso, ma l’espansione verso un miracolo che ha da venire, verso un evento che s’ha da compiere, con un sussurro appena percettibile, ma che s’eleva e s’innalza nell’abbraccio dell’universo. Questa poesia nasce nella piena istintiva del sentimento ma un sapiente lavorio di correzione, di cancellazione, di condensazione, di inediti accostamenti verbali, di abbinamenti che svelano una realtà guardata così – dal poeta – come per la prima volta e, dopo di allora, non più leggibile con altro occhio. E in questa condensazione si ritrovano la vita e il suo dolore, la gioia e la speranza: si manifesta così una bontà d’animo che sembra solo piccola favilla e invece è alimentata da un caldo fuoco di amore per il mondo, per la natura, per la famiglia, per chi ti ha dato generosamente la vita.
Paolo Bartesaghi
Quarta di copertina
Milano cara, doloroso ospizio,
rendo grazie al tuo cuore di pietra,
al tuo musico dono i pensieri,
la mia notte pietosa non passa.
Cara città, mie guglie silenti,
è muto il Castello e bisbiglia
alle spalle il Naviglio odoroso
e il mio tempo diventa preghiera.
Biografia dell'autore
STEFANO CALDIROLA, nato a Lecco il 2 marzo 1955, si occupa di poesia dal 1977. Dopo gli studi classici si è laureato in Scienze Politiche, con una tesi su Alfonso Longo, riformatore lombardo nella Milano di Maria Teresa d’Austria, ma ha svolto la sua professione in ambito finanziario, cosa che gli ha consentito di entrare in contatto con la realtà sociale ed economica della Lombardia. Vive a Bosisio Parini dove, dal 1995 al 1999, come pubblico amministratore, ha contribuito alle manifestazioni del secondo centenario della morte di Giuseppe Parini. La sua produzione lirica nasce, oltre che dalle letture, anche da un fertile scambio di idee e frequentazioni con alcune delle figure più significative della letteratura contemporanea (Alda Merini, Franco Loi). La vocazione lirica, intesa come durevole sostentamento della propria interiorità, ha generato una poesia ricca di riconoscimenti sia a livello locale che nazionale. Nel 2018 è pubblicata la sua prima raccolta lirica, Poesie, da Àncora.