Dopo ventisette anni trascorsi tra carcere e campi di rieducazione, Aloysius Jin Luxian divenne vescovo di Shanghai nel 1988 e intraprese un’opera straordinaria di rilancio della Chiesa: restaurò edifici, si dedicò alla formazione di seminaristi che mandò a studiare all’estero, ottenne di usare i libri liturgici in cinese secondo il Vaticano II. Oltre che sulla celebrazione dei sacramenti, egli insistette sulla necessità di sviluppare gli altri due compiti principali della Chiesa: l’annuncio del Vangelo dell’amore e dell’unità in mezzo a un mondo e a una Chiesa divisi, e il servizio ai poveri.
Ispirato dal missionario gesuita Matteo Ricci e dal suo amico Xu Guangqi, il vescovo Jin Luxian ha esortato la Chiesa a diventare uno strumento di pace e di riconciliazione attraverso un processo di inculturazione in Cina; riproporre oggi la sua figura è importante per comprendere meglio il futuro del cattolicesimo in Cina, anche alla luce della sua esperienza di anni di sofferenza patita per la fede.
Il volume propone un ritratto del vescovo Jin Luxian scritto dal gesuita Stephan Rothlin, e due testi dello stesso Jin Luxian, per la prima volta in versione integrale in italiano: due lettere pastorali, dedicate una a Matteo Ricci, uno dei più grandi missionari della Cina, e l’altra a Xu Guangqi, funzionario della corte imperiale cinese, convertitosi al cristianesimo e divenuto amico e collaboratore di Matteo Ricci.
Prefazione del card. Luis Antonio Gokim Tagle.